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lunedì 10 ottobre 2016

Tentativi


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Anni di tentativi.
Anni dedicati alla ricerca, alla scoperta, specialmente a quella interiore.
Meditazione, riti, ritiri, discussioni, letture, pensieri, analisi, concentrazione, visualizzazioni… e tanto altro, per cercare, cercare e cercare.
Visto da adesso.
Cosa cercavo?
L’illuminazione.
Una delle parole che più hanno stimolato la mia mente.
La saggezza.
Un’altra parola magica.
La visione profonda.
Anche questa intrigante.
Ho percorso i meandri della meditazione analitica, della meditazione silenziosa, della meditazione noiosa, della meditazione intelligente e della concentrazione assoluta.
Vista da adesso.
Mi chiedo se mi sia servito a progredire, a migliorare, oppure se non era altro che un attaccarsi a qualcosa per nascondere altro.
Si, perché infondo, ho cominciato a capire qualcosa solo quando ho mollato tutto.
Quando mi sono disfatto, con fatica, di tutti i miei concetti sull’illuminazione, sulle credenze, sulle visualizzazioni, sul buddhismo, sulla vita , sulla morte, sui debiti, sui soldi, sull’amore, sulla compassione, e così via, ho cominciato a sentirmi leggero.
Non illuminato, non saggio, solo leggero.
Questa leggerezza si è aperta nella mia dimensione interiore, e mi trovo, qui. E sto bene.
E non ho interesse per niente altro che non sia la mia piccola lotta interiore per eliminare ogni cosa che tenta di rappigliarmi a qualcosa.
Sto bene. Niente altro.
Mi sento a mio agio.
Svanita la paura di ogni cosa, anche della morte.
Svanita la rabbia per il mondo che non fa quello che volevo io.
Svanita la mia resistenza a me stesso che voleva che facessi delle cose per migliorarmi.
Più niente che si agganci in maniera costante.
Svanite le credenze imposte, e cerco continuamente di distruggere anche quelle che creo io involontariamente.
Ogni concetto che si forma e che inizia a camminare nei miei pensieri, lo distruggo.
Non voglio più niente.
Non ho più bisogno di credere in niente.
La mente non accetta questa condizione. Per questo a volte sono in discussione con essa.
Ma c’è un risvolto anche in questo fatto.
Ho scoperto che la mente, non è una sola.
Ho scoperto che la mente non può creare da sola.
Non può costruire niente, nessun concetto. Nessuna credenza, nessuna fantasia.
Non po’ farlo da sola.
Per farlo ha bisogno di sdoppiarsi, di avere un interlocutore. Ha bisogno di avere qualcuno a cui raccontare le sue creazioni, altrimenti, per chi le fa?
Questo qualcuno è la stessa mente che si sdoppia, tra creatore ed osservatore.
L’osservatore controlla, annuisce, nega, accetta, rifiuta, si congratula, si gratifica, oppure si nega, si rifiuta di proseguire e ti convince a cambiare argomento.
Osservatore ed osservato si aiutano a vicenda, ed intanto consumano ogni stilla di energia interiorei n futili ed inutili tentativi di capire, di creare qualcosa di diverso.
I pensieri continuano ad emergere e a creare nuovi e intensi ragionamenti, nuovo alimento per nuovi giorni pieni di pensieri.
Eppure, i pensieri non sono nuovi.
I pensieri non sono mai nuovi. Sono pensieri già costruiti, già fatti, già vissuti.
Non c’è niente di novo nei pensieri.
Tutti i pensieri che emergono a queste due menti, non sono altro che il frutto di esperienze, di accumulazioni, di ricordi che provengono dalla memoria
Non c’è niente di nuovo nella memoria.
Se è memoria, è qualcosa di già visto, di già vissuto.
La mente non può creare nuovi pensieri. Si deve per forza riferire a quanto ha dentro di sé.
Può modificarli, può comporli in maniera diversa, può metterli  assieme in maniera che appaiano nuove concezioni, nuove credenze, nuova poesia, ma prende ogni cosa in qualcosa di già vecchio, nella memoria.
Quindi, a cosa serve pensare?
Serve a gestire la propria vita sociale, la propria vita materiale.
Interiormente, non ha senso, non serve a niente se non a creare confusione e conflitto.
Eliminare l’osservatore. Non serve.
Se si rimane senza osservatore, non si può più costruire niente. L’osservatore è il tramite tra il presente e i ricordi. Se non si hanno ricordi, non si può costruire. Se non si costruisce si rimane nel presente, se si rimane nel presente, c’è solo una mente, e non ha bisogno di pensare attraverso i ricordi. Riceve le informazioni in termini così immediati, che non si ha bisogno di pensarli, ma diventano azione immediata.
E quindi a cosa serve fare un percorso, se non a convincersi di teorie pazzesche che distruggono vite intere? Un percorso ti obbliga ad anni di pratiche, di studi, di energie date ad altri, di energie sprecate, di energie rubate per mantenere in  piedi strutture che esistono soltanto per consumarci l’esistenza, facendoci credere che senza di esse…..
Non c’è niente.
Ed  è così.
Non c’è niente.
Ed è meraviglioso.

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