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martedì 16 maggio 2017

Campane tibetane, Daniela Spachtholz -



Le campane tibetane sono degli oggetti molto diversi da quanto siamo abituati a chiamare con il nome di campana, in quanto non sono appese a testa in giù e non hanno un battacchio fisso interiormente ma sono delle ciotole di metallo da utilizzare tenendole sul palmo della mano con i bordi rivolti verso l’alto o su un cuscinetto apposito.
Sono  composte da una lega di sette minerali particolari che, come ogni cosa nel mondo orientale, riconducono alla cosmologia astrale, e alla cosmologia religiosa.
Sono infatti composte da  oro (Sole) argento (Luna) rame (Venere) ferro (Marte)stagno (Giove) piombo (Saturno)e dal mercurio (Mercurio)una particolarissima lega che le rende capaci di suoni particolari che vengono definiti “terapeutici” in quanto solleticano le onde theta  ed è per questo che il loro costo è più elevato che quello delle campane prodotte in altri luoghi come il Nepal o la Cina, le cui produzioni non sono così ad alto livello sonoro.
Oggi vengono prodotte anche in Nepal ed in India ma sempre nei monasteri dove si continua la tradizione della lega dei sette preziosi minerali.
Le campane una volta fuse e raffreddate, vengono finemente cesellate a mano o decorate con mantra che risaltano su smalti spesso neri. La curiosità che forse non tutti sanno è che se la campana dovesse incrinarsi nella cottura o nell’intarsio della decorazione, non potrà più essere utilizzata perché riscaldare nuovamente quella lega significherebbe perdere la sonorità della campana stessa. Vengono quindi utilizzati gli “scarti” per forgiare molti altri tipi di manufatti ma non sicuramente un’altra campana.
Sono considerati strumenti vibrazionali perché il loro suono puro produce una vibrazione politonale (con vari toni), che va a interagire con il sistema energetico del corpo il quale si basa anch’esso su vibrazioni, come ben ci spiega al giorno d’oggi la fisica quantistica.
In Tibet o comunque nei monasteri dei Lama tibetani si utilizza la “ciotola sonora” (nome più indicato per l’oggetto in questione) solo in alcuni momenti di cerimonie importanti, dove vengono utilizzati anche altri strumenti particolari come il damaru e il Kanling. Queste  cerimonie sono pratiche di lunga vita o di richieste particolari a “divinità” che hanno un particolare influsso sul nostro sistema vibrazionale
Da parecchi anni questi strumenti che erano utilizzati solo per mantenere alte le vibrazioni nelle pratiche religiose, vengono utilizzati per altri scopi, soprattutto in pratiche olistiche e atte al benessere psicofisico dell’uomo.
Ogni ciotola sonora ha una sua particolare vibrazione e quindi un suono diverso dalle altre. Questa differenza è data dalla grandezza, dalla forma e dalla percentuale utilizzata nella lega di ognuno dei sette elementi che la compongono.
Troviamo quindi ciotole sonore di dimensioni minuscole o altre di dimensioni enormi che vengono utilizzate nei modi più disparati.
Alcuni operatori del benessere poggiano le ciotole sonore sulle persone, calibrando la grandezza della ciotola, il suo suono, il risultato che se ne vuole ottenere, e le “suonano” battendo con il battacchio su di esse. Questo è il modo più comune di utilizzare le campane tibetane, ma è una “interazione” che a mio avviso è troppo intensa e invadente per la persona che è sottoposta al trattamento. Io prediligo metodi più gentili ma che sono più efficaci a lungo termine.
Il battacchio di queste ciotole è un legno rotondo e lungo circa venti centimetri variamente intagliato con la parte finale liscia che viene tenuto nel pugno dalla parte intagliata e battuto sulla campana o ciotola per dare il caratteristico suono.
Si può anche utilizzare il battacchio in un altro modo: impugnandolo strettamente nella mano destra e facendolo passare sulla superficie esterna della ciotola producendo uno sfregamento che provoca un suono del tutto particolare e diverso da quello prodotto dal battito.
Io ho imparato ad utilizzarle nelle cerimonie accorgendomi che il solo battito sulla parte esterna della ciotola con il battacchio produceva delle “sensazioni particolari” anche all’animo umano.
In fondo era la finalità per cui le si utilizzavano anche nelle cerimonie religiose, ma estrapolando la parte religiosa del cerimoniale il suono restava comunque un ottimo interlocutore con il sistema energetico di chi avevo di fronte.
Faccio un esempio; se la persona che stava ascoltando il suono aveva dei blocchi energetici, la campana corrispondente al punto del blocco suonava male, era stonata e differiva tantissimo dal suono delle altre.
Ho inizialmente trovato molto strana questa stonatura e ho cominciato a cercare una soluzione al problema. Ho lavorato molto con i miei Maestri su questa particolarità e ho scoperto che la ciotola sonora è influenzata dalla capacità di “penetrare” nel campo vibrazionale della persone che ha attorno, per cui se trova un blocco il suono non riesce a passare e quindi torna indietro “stonando”.
Ho scoperto che per sbloccare quel punto dovevo lavorare con le altre campane che avevano riscontro sulle vibrazioni dei punti vicini a quello ostruito, così che riuscissero a sbloccare l’energia incastrata e finalmente potesse suonare bene anche quella che sembrava stonare.
Questo è il modo che utilizzo io per suonare le ciotole sonore. Una meditazione di gruppo. O anche privata, che abbia come finalità quella di sbloccare i punti “intasati” delle energie, così che ricominciando a fluire nel modo giusto possano essere di beneficio a tutto l’organismo.
Spesso dopo questo “sblocco” che io percepisco già dai suoni rinnovati e gradevoli delle campane, la persona che si è sottoposta al trattamento di meditazione scoppia in un pianto liberatorio.
Questo mi rinnova la conferma che sto lavorando nel modo giusto.
Le meditazioni con le campane tibetane si possono effettuare nel centro Naturopatico di Airuno su prenotazione.
Per informazioni Luoghi di Luce (pagina FB luoghi di luce) oppure
Luoghi del Benessere (pagina FB tecniche del benessere)
Daniela Spachtholz Master reiki, riflessologa, naturopata, esperta tecniche tibetane.




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